Interrotto il Tavolo di trattativa per il rinnovo del contratto della Sanità Privata e avvio dello stato di agitazione.
Ad annunciarlo sono le Segreterie Nazionali di FP CGIL, CISL FP e UIL FPL, comunicandolo in una lettera alle controparti Aiop (Associazione italiana ospedalità privata) e Aris (Associazione religiosa istituti socio-sanitari), motivando così la decisione: “A seguito della vostra indisponibilità a garantire le risorse economiche adeguate al rinnovo del CCNL della sanità privata, scaduto ormai da oltre 12 anni, che ci avete rappresentato nell’incontro dello scorso 14 febbraio, comunichiamo l’interruzione del tavolo di trattativa e la proclamazione dello stato di agitazione”.
Secondo l’Aiop, la quota di risorse che gli imprenditori della sanità privata accreditata sono disposti a stanziare per porre fine ad una vicenda indegna quale quella di cui stiamo parlando ammonta a zero euro”. “Zero euro: questo è il riconoscimento che i gruppi industriali, sono disponibili a corrispondere di tasca propria dopo dodici anni di stipendi bloccati a chi lavora per loro 24 ore al giorno, 365 giorni l’anno. Zero euro è il valore della credibilità delle parole di Aiop quando scrive che ‘il rinnovo del contratto è una priorità’ e subordina qualsiasi incremento al fatto che lo paghino integralmente le casse pubbliche”.
Come FP CGIL, CISL FP e UIL FPL, proseguono, “abbiamo recentemente dichiarato ad Aiop e Aris la nostra indisponibilità ad avallare questo approccio totalmente irresponsabile alla trattativa. Ci siamo a più riprese detti pronti a sottoscrivere un avviso comune che si occupasse delle criticità del settore, ma non ad assumere posizioni congiunte che, nelle intenzioni datoriali, hanno il solo scopo di battere cassa, mentre i lavoratori non arrivano a fine mese e qualcuno gioca sulla loro pelle per aumentare i profitti. Non ci sfugge che ognuno debba fare la propria parte, anche il sistema delle regioni; ma è vergognosa questa totale deresponsabilizzazione da parte degli imprenditori del settore”,
Il contratto che è scaduto da oltre 12 anni, riguarda circa 300 mila lavoratrici e lavoratori in Italia.
Anche in Sardegna i lavoratori del settore rivendicano il riconoscimento dei diritti contrattuali e adeguate condizioni di lavoro, un comparto che incide sulla spesa sanitaria regionale per il 3%, erogando prestazioni per il 15%, occupando 1500 dipendenti che, compreso l’indotto, occupano un totale di 4000 lavoratori.
Sono nove le Case di cura accreditate in Sardegna che, al pari di quello pubblico, garantiscono prestazioni di qualità, rispondendo alle reali esigenze dei cittadini a completamento dell’offerta sanitaria nel territorio sardo.
Le Segretarie Regionali della UIL e CGIL Funzione Pubblica Fulvia Murru e Roberta Gessa aggiungono: – Le lavoratrici e i lavoratori sono stanchi di questo disgustoso balletto: per questo, le iniziative di mobilitazione già oggi in essere in tutto il paese sono destinate ad aumentare di numero e d’intensità anche in Sardegna fino alla soluzione di una vicenda vergognosa.